14.03.2018
Helianthus Val di Sole

DIVARIO OCCUPAZIONALE

La disparità di genere è ancora una questione quanto mai attuale. Anche se sono passati oltre 40 anni dalle rivendicazioni femminili per il raggiungimento dell’uguaglianza retributiva tra donne e uomini, che sconvolsero l’Inghilterra degli anni 70, il cammino delle donne nella strada dell’uguaglianza di genere nel mercato del lavoro e nella vita sociale è ancora lungo. Esistono ancora oggi, nei paesi economicamente sviluppati, rilevanti differenze tra uomini e donne riguardo la loro situazione in ambito economico e sociale.

L’Italia, secondo l’ultimo Rapporto della Commissione Europea, non solo ha nel 2016 una quota di laureati tra i 30 e i 34 anni (il 26,2%) inferiore alla media dell’Ue (39,1%), ma registra anche una forte disparità di genere sul totale dei laureati, che vede pochi giovani maschi laureati, il 19,9%, contro il 32,5% delle donne. Tuttavia, il tasto dolente della questione dell’uguaglianza di genere continua ad essere la dimensione relativa alle distribuzioni e alle differenze salariali tra donne e uomini. Il gender gap retributivo in Italia, che vede le giovani laureate meno retribuite in tutti i settori occupazionali, si accompagna anche a un divario occupazionale di genere elevato che interessa le laureate nell’accesso alle professioni ad alta specializzazione. A cinque anni dal titolo magistrale è il 47% delle donne a svolgere un lavoro altamente specializzato, contro il 56% degli uomini. Ciò conferma una tendenza generale largamente diffusa, che penalizza le donne nel raggiungimento degli incarichi più importanti nel mondo del lavoro, quali ad esempio ruoli dirigenziali e gestionali.

Il quadro italiano circa il raggiungimento della parità di genere risulta parecchio aggravato anche a causa del sistema di welfare e del sistema familistico vigenti. La donna si trova in una posizione difficile, perché, oltre a dover lavorare poiché, spesso, un solo reddito per famiglia non è sufficiente, deve anche portare su di sé il carico dei lavori familiari e domestici non retribuiti. È questa una delle ragioni per cui le donne spesso, potendolo fare, scelgono un impiego part-time, che consenta loro di conciliare la vita lavorativa con quella familiare. In Italia, secondo le ultime stime dell’Ocse, le donne dedicano un totale di oltre cinque ore al giorno per i lavori non pagati, che comprendono sopratutto i lavori domestici e la cura dei bambini e degli altri componenti della famiglia. Gli uomini ve ne dedicano invece poco più di due ore: in particolare mentre le donne impiegano in media tre ore al giorno per i lavori domestici, gli uomini ne impiegano appena una.

In Italia il divario occupazionale tra i generi è tra i più elevati dell’OCSE (18% rispetto al 12% nell’OCSE) sebbene sia stato quasi dimezzato dagli anni ’90. La mancanza di assistenza per l’infanzia e di servizi per gli anziani, unite a rigidi schemi di lavoro, rendono difficile conciliare lavoro e  vita famigliare….

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