18.02.2018
Helianthus Val di Sole

L’INSOSTENIBILE LEGGEREZZA DELLA DEMOGRAFIA AL FEMMINILE

Eccola qui! Una bellissima immagine con  gli indicatori demografici dell’Istat riferiti al 2017 che riguardano la nostra bella Italia confrontati con il 2016.

Solo alcuni dati da sottolineare:

  • il report dice che siamo poco più di 60 milioni di residenti (-95 mila)
  • ci sono state 464 mila nascite (-2%)
  • con 153 mila residenti scappati all’estero (-2,6% pochi meno del 2016)
  • e i decessi sono 647 mila, 31mila in più del 2016.

A parte la precisione dei numeri, sappiamo quindi già tutto? Non esattamente. Vediamo un po’ bene cosa succede alle donne.

La cattiva notizia è che si fanno meno figli in assoluto (-2%), circa 9.000 nascite in meno. Sono nove anni consecutivi che nascono sempre meno bambini e bambine e abbiamo battuto ancora una volta il record di minori nascite dall’unità d’Italia.

Non c’è da rallegrarsene.
Novemila bambini in meno ma il numero di figli medi per donna è rimasto uguale. Come mai? Pare che ci siano molte meno donne che fanno figli, e sempre più tardi. Dice l’Istat:

“In Italia, come in altri paesi del mondo occidentale, le donne rimandano la scelta di avere figli nella seconda parte della loro potenziale vita riproduttiva. Il che, generalmente, continua a comportare un aumento dei tassi di fecondità nelle età più avanzate, ma anche una riduzione di quelli in età giovanile e, di fatto, una condizione che conduce a ridurre il tempo biologico a disposizione per procreare. L’innalzamento della fecondità alle età più anziane e l’abbassamento tra quelle giovanili modificano, peraltro, l’età media al parto, in continuo aumento in Italia sin dal 1980 (27,5 anni) e pervenuta nel 2017 a 31,8 anni. Nel frattempo, l’età media di queste donne è cresciuta da 33,8 anni nel 2008 a 35,2 anni nel 2018. Alla questione strutturale, meno madri potenziali e mediamente più anziane, si accompagna il tema del comportamento riproduttivo vero e proprio. Nonostante un livello inferiore di nascite, il numero medio di figli per donna, pari a 1,34, risulta invariato rispetto all’anno precedente. Riduzione del contingente di donne in età feconda (15-50 anni) e progressivo spostamento in avanti del calendario riproduttivo sono tra i motivi per cui la natalità su scala nazionale è precipitata ai livelli sin qui osservati.”.

Anche gli stranieri, tra l’altro, hanno cominciato a fare meno figli:

“Il 19,4% delle nascite stimate per il 2017 è da madre straniera, una quota in lieve flessione rispetto al 2016 (19,7%), mentre l’80,6% è da madre italiana. In assoluto, i nati da cittadine straniere sono stimati in 90mila, il 3,6% in meno dell’anno prima. Di questi, 66mila sono quelli avuti con partner straniero, 24mila quelli con partner italiano. I nati da cittadine italiane sono 374mila, con una riduzione dell’1,6% sul 2016”.

Che fare?
Almeno parlarne.

Prima o poi occorrerà pur ragionare collettivamente sul nostro futuro e fare delle politiche adeguate. E’ indubbio, infatti, che tendenze demografiche e, di conseguenza, sociali di lungo periodo possono essere affrontate solo con politiche altrettanto di lungo periodo, strutturali e condivise da tutte e tutti.

Centrale, in tutto questo, rimane, quindi, come sempre, la condizione femminile. Di italiane e di straniere. Tutto il futuro dell’Italia passa attraverso le donne: i figli che queste decideranno di fare, quando potranno farli, le condizioni lavorative e familiari che le porteranno a scegliere una gravidanza piuttosto che rimandarla.
E ritorniamo quindi, al vero punto debole di ogni visione politica attuale:

la situazione delle donne in Italia, il loro empowerment e la forza economica e sociale.

C’è però un dato positivo, almeno uno, nel report Istat che, si può rivelare favorevole in futuro anche per le donne, anche se a prima vista non sembrerebbe. E’ il dato sulle aspettative di vita, che riguarda l’aumento della speranza di vita degli uomini:

Positivo perché gli uomini stanno imparando a prendersi maggiore cura della propria salute e peseranno meno sul lavoro di cura delle donne, ma soprattutto perché, se aumenta la percentuale di uomini tra gli anziani, state pure tranquilli che le politiche socio-sanitarie diventeranno sempre più importanti.
Si sa, com’è.

Se un servizio pubblico è fruito soprattutto dalle donne, i soldi non ci sono mai, come arrivano gli uomini, voilà, tutto diventa più facile, nevvero?

 

Per saperne di più: http://www.ladynomics.it/