01.06.2016
Helianthus Val di Sole

Abolizione della schiavitù domestica con la reintegrazione giuridica della donna, accordando alla donna i diritti civili e politici

Il primo a chiedere la parità dei diritti per le donne

Quasi 150 anni fa, il 18 giugno del 1867 il deputato Salvatore Morelli- deputato del regno d’Italia -presentò per primo in Europa un progetto di legge dal titolo

Abolizione della schiavitù domestica con la reintegrazione giuridica della donna, accordando alla donna i diritti civili e politici che si esercitano dagli altri cittadini del Regno

 per la parità della donna con l’uomo.

Negli anni 1874-75 propose un nuovo diritto di famiglia con 100 anni di anticipo rispetto a quello approvato solo nel 1975, che prevedeva l’eguaglianza dei coniugi nel matrimonio ma anche il doppio cognome, i diritti dei figli illegittimi e il divorzio.

Nel 1875 presentò, con un apposito disegno di legge, la richiesta del diritto di voto per le donne

Deputato per quattro legislature, dal 1867 al 1880, fu il primo sostenitore dell’uguaglianza giuridica tra i sessi.

Profondamente convinto dell’uguaglianza tra i sessi che trovava fondamento nella comune personalità umana, Morelli pose l’accento sul ruolo pedagogico delle donne, con gli accenti tipici della cultura romantica: le donne parlavano al cuore della famiglia, erano meno logorate dalla corruzione del potere e avrebbero promosso il rinnovamento sociale. Nella sua prospettiva, l’uguaglianza dei diritti non avrebbe certo cancellato le specifiche virtù naturali legate all’esperienza della maternità.

Nessuna di queste leggi venne presa in considerazione

Si batté inoltre contro il regolamento che vietava alle donne impiegate del telegrafo di contrarre matrimonio. Tra le numerose proposte di legge presentate, quella che riconosceva alle donne il diritto di essere testimoni negli atti pubblici e privati fu la sola a divenire, il 9 novembre del 1877, legge del Regno d’Italia. Si trattò certamente di una riforma importante sia per gli immediati effetti economici e patrimoniali, sia per l’implicito primo riconoscimento della capacità giuridica delle donne.

Salvatore Morelli-Archivio storico della Camera dei Deputati