Siamo alla fase 2 al tempo del coronavirus e tante sono le perplessità, i dubbi e le difficoltà che i genitori di bambine e bambini 0-11 anni stanno attraversando.
Asili nido chiusi
Scuole materne chiuse
Scuole elementari chiuse
Ci siamo permesse di estrarre alcune considerazioni generali degli effetti della pandemia del coronavirus sulla fascia dei minori, a cura di Chiara Saraceno:
–Sembra che non ci sia consapevolezza, tanto meno preoccupazione, per l’impoverimento di opportunità educative e di sviluppo che questa clausura forzata sta provocando sui bambini e ragazzi. I bambini e ragazzi per crescere hanno bisogno anche di esperienze e relazioni fuori dalla famiglia. Esperienze che un’ampia letteratura internazionale ha documentato essere cruciali già dalla più tenera età e che non possono essere surrogate neppure dai genitori più amorosi e competenti. Lo ha riconosciuto finalmente anche il legislatore italiano quando, nel 2017, ha inserito a pieno titolo i servizi educativi per la fascia 0-6 nel sistema istruzione. Una chiusura così prolungata di tutti gli spazi educativi e di socialità rischia di essere pagata a caro prezzo dai bambini e ragazzi in generale, ma soprattutto da quelli in condizione di svantaggio economico e sociale, o di grave disagio familiare.
Questi, infatti, non solo hanno potuto fruire della didattica a distanza con molta più difficoltà dei loro coetanei più fortunati, per scarsità o assenza di strumenti adeguati, condizioni abitative spesso sovraffollate, limitate competenze dei genitori, accumulando perciò svantaggi nei processi di apprendimento. Sono perciò coloro che hanno più bisogno di trovare occasioni extrafamiliari che stimolino le loro capacità in contesti sicuri dal punto di vista sia sanitario sia ambientale.A questi bisogni non ci si può limitare a rispondere, come ci si appresta a fare, prolungando il bonus baby sitter e la possibilità di fruire di un congedo genitoriale straordinario, due misure per altro limitate ai soli casi in cui entrambi i genitori, o l’unico presente, lavori fuori casa.
Queste due misure, infatti, non solo non sono sufficienti a coprire i lunghi mesi da qui a (forse) settembre. Non rispondono neppure ai bisogni educativi e di socialità dei bambini e ragazzi. Occorre invece pensare a organizzare, per i mesi da qui alla ripresa di settembre, e in preparazione di quella, attività per piccoli gruppi, utilizzando una molteplicità di spazi – alcune aule e cortili delle scuole e dei nidi, palestre, parchi attrezzati, oratori , case di quartiere, ludoteche – ove piccoli gruppi possano incontrarsi in sicurezza insieme ad educatori: una sorta di “estate ragazzi” diffusa, fatta di micromunità circoscritte e monitorate. Anche per i più piccoli, che è vero che non possono mettere le mascherine, gattonano e si mettono tutto in bocca, ma sembra assodato che non si infettano tra loro.-
– La cosiddetta Fase 2 durerà molto probabilmente fino a quando sarà disponibile un vaccino e questo verrà somministrato a un numero di persone sufficiente a costruire una buona protezione dell’intera comunità. Nel frattempo occorre trovare un punto di equilibrio diverso tra il rischio di aumentare il numero di casi Covid-19 e la limitazione dei diritti dei bambini. L’assenza di un piano globale che consideri e monitori le diverse conseguenze avverse per i bambini suggerisce che queste non siano state oggetto di adeguata attenzione. Occorre che si predispongano in tempi brevi linee di indirizzo che, basandosi quanto più possibile sulle evidenze scientifiche e attribuendo il giusto valore ai bisogni di bambini-adolescenti e a quelli delle famiglie, guidino la riapertura dell’intero Sistema educativo. Senza di questo, come affermato dall’UNICEF e ribadito da molti altri, questa crisi sanitaria
“rischia di diventare una crisi dei diritti dei minori”.
Le decisioni riguardanti la riapertura dei servizi educativi sono state finora basate su una sopravvalutazione dei rischi di contagio e una sottovalutazione delle conseguenze di un periodo molto prolungato di chiusura per bambini, ragazzi e famiglie. Le conseguenze possono essere ancora più serie per bambini e ragazzi che si trovano in condizione di fragilità particolare (bisogni educativi speciali, disabilità, povertà estrema). L’opzione di un’apertura di spazi educativi che sperimenti anche forme nuove e che osservi criteri di sicurezza realistici, oltre a rispondere alle esigenze dei bambini e delle loro famiglie, consente anche una loro responsabilizzazione sulle norme da seguire in vista della riapertura delle scuole.
Per
quanto riguarda le attività educative, sono
naturalmente lasciate alle competenze di educatori e insegnanti. Tra le
attività devono trovare posto quelle, proposte in forme diverse a seconda
dell’età del bambino, finalizzate alla comprensione dell’infezione, dei mezzi
di protezione ecc., anche sotto forma di gioco, attingendo alla grande varietà
di proposte già esistenti in merito,
privilegiando l’OUTDOOR ogni qual volta possibile.-
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