La caccia alle streghe è tornata a scatenare nel XXI secolo una nuova ondata di violenza, interpersonale e istituzionale, contro ledonne. E anche oggi, come nel Medioevo, questa violenza misogina che demonizza la donna procede di pari passo con l’accumulazione capitalistica, che si sviluppa attraverso processi di espropriazione e distruzione dei rapporti di solidarietà e potere che regolano la vita delle comunità. Silvia Federici esamina le cause profonde della guerra in atto, fatta non solo di violenza domestica e sessuale, ma anche economica e strutturale, il cui esito è ancora una volta quello di sovvertire i processi di riproduzione sociale per spaccare le comunità e aprire la strada all’individualismo funzionale al progetto neoliberista.
Caccia alle streghe, guerra alle donne
è un’indagine sulle cause di questa nuova violenza e una
chiamata femminista alle armi, che attraverso la memoria e l’analisi del
passato offre spunti inediti per le lotte a venire.
L’autrice collega la caccia alle streghe alla scomparsa di forme comunitarie di agricoltura e alla diffusione della povertà nelle popolazioni urbane e rurali dovuta alla diffusione dell’economia monetaria: le donne, in particolare se anziane, erano coloro che più erano colpite da questi cambiamenti e coloro che più di tutti avevano motivi per ribellarsi al nascente sistema capitalista e che quindi rischiavano maggiormente di essere perseguitate come streghe.
La caccia alle streghe rispondeva anche all’esigenza di addomesticare le donne, limitando il loro potere alla sfera domestica e incaricandole del lavoro (svolto gratis) di riproduzione sociale necessario per il sistema capitalista.
La Federici è chiara: il terrore scatenato dalla caccia alle streghe ha funzionato molto bene per imporre a tutte le donne dell’epoca, con strascichi fino al presente, un nuovo modello di femminilità che richiede alle donne, per essere socialmente accettate, di essere obbedienti, sottomesse all’uomo e di limitarsi ad una sfera di attività che il capitalismo ha sistematicamente svalutato, dato che il lavoro di cura non è considerato “vero” lavoro.
Con le streghe vennero, infatti, distrutti interi sistemi di relazioni sociali ed un intero universo di conoscenze passate di madre in figlia riguardo per esempio alle erbe e a metodi contraccettivi. Guaritrici e levatrici venivano mandate al rogo con la scusa di essere streghe, quando la ben più prosaica ragione era – per molti medici uomini – far fuori un bel po’ di concorrenza.
Uscita: 16 settembre 2020
Silvia Federici, femminista, scrittrice, docente e militante. Tra i suoi libri: Calibano e la strega (Mimesis 2016) e Revolution at Point Zero. Ha lavorato a lungo in Nigeria, dove ha fondato il Committee for Academic Freedom for Africa, e oggi è professoressa emerita alla Hofstra University.
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