08.05.2019
Helianthus Val di Sole

Donne laureate non trovano lavoro

In Italia le donne laureate sono più degli uomini. Ma la percentuale di donne che lavorano è più bassa di quella dei loro colleghi maschi. La situazione italiana non pare migliorata. Dal Rapporto Ocse (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), l’Italia ne esce con le ossa rotte. La dettagliatissima fotografia che, annualmente, l’ente internazionale pubblica sui Paesi di tutto il mondo economicamente più evoluti, ci riconsegna un Paese in forte crisi sociale.


Solo il 4% dei giovani è laureato

Nonostante i lievi miglioramenti rispetto agli scorsi anni, l’Italia è sempre in fondo alla classifica. Il suo biglietto da visita, innanzitutto, è un sistema formativo scolastico e universitario che fa acqua da tutte le parti. Il gap più evidente si registra, a monte, nel livello di istruzione. Le nazioni più avanzate economicamente dimostrano di aver compreso che occorre puntare sull’accrescimento del livello d’istruzione del singolo. Il Belpaese, invece, porta a casa dei risultati pessimi: solo il 4% degli italiani tra i 25 e i 64 anni ha conseguito una laurea. La media dei Paesi Ocse si attesta intorno al 17.

A innalzare il livello di istruzione in Italia ci pensano le donne. In un Paese dove ci sono pochissimi laureati, il 55% di questi è rappresentato dalle donne. Le ragazze già tra i banchi di scuola registrano risultati migliori degli uomini. Bocciati, ripetenti e coloro che interrompono gli studi sono per la maggior parte uomini. Una magra consolazione, giacché quest’ottimo rendimento resta relegato ai libri di studio. Infatti i dolori per le ragazze arrivano nel mondo del lavoro. L’80% delle ragazze con istruzione terziaria trova lavoro contro l’89% dei maschi. Per di più con uno stipendio che, a pari età, è inferiore del 26% rispetto ai colleghi maschi.

Tante donne laureate, poche le lavoratrici

Si può dire che buona parte delle donne laureate non lavora, né tantomeno cerca lavoro. Un problema culturale e sociale che diventa un danno sia per le donne stesse sia per il Pil del nostro Paese. Una danno che si quantifica con il 17% di donne laureate inattive.

Tuttavia, anche laddove, le donne laureate scelgano di lavorare, le difficoltà sono dietro l’angolo. I divari di genere affliggono ogni ambito lavorativo. Dalla ricerca di un lavoro ai colloqui, dalle assunzioni alle disparità salariali che sono ancora marcate ed evidenti, ecco tutti gli ostacoli per il genere femminile.

Insomma, a parità di livello di istruzione, la percentuale di uomini che lavora è più alta rispetto a quella delle donne. Ma cosa ancor più discriminante, è che gli stipendi dei primi sono sensibilmente più alti in tutti i settori d’impiego.

Dati alla mano

Ma vediamo qualche numero. Nelle secondarie, a livello globale è maschio il 60% dei ripetenti. Mentre a completare il livello terziario arrivano il 38% dei ragazzi tra 25 e 34 anni e il 50% delle ragazze, con un gap che è andato allargandosi nell’ultimo decennio (in Italia siamo rispettivamente al 20 e al 33%).