Il 23 novembre scorso sono stati presentati i risultati di una indagine “La percezione della violenza contro le donne e i loro figli”, condotta da Ipsos per conto di WeWorld Onlus, organizzazione non governativa che da quasi 20 anni promuove e difende i diritti dei bambini e delle donne a rischio in Italia e nel mondo. È stata l’occasione a distanza dalla precedente ricognizione, del 2014, per fare un bilancio dell’opinione di un campione di 1000 persone (49% uomini, 51% donne tra i 18 e i 65 anni) intervistate nel mese di ottobre 2017, su una serie di affermazioni in tema di stereotipi di genere (tra parentesi la somma delle percentuali di chi è molto d’accordo o abbastanza d’accordo):
- La donna è capace di sacrificarsi per la famiglia molto più di un uomo (65%)
- Per una donna è molto importante essere attraente (62%)
- Tutte le donne sognano di sposarsi (37%)
- In presenza di figli piccoli è sempre meglio che il marito lavori e la moglie resti a casa con i bambini (36%)
- Per l’uomo più che per le donne è molto importante avere successo nel lavoro (35%)
- La maternità è l’unica esperienza che consente a una donna di realizzarsi completamente (32%)
- È soprattutto l’uomo che deve mantenere la famiglia (28%)
- Avere un’istruzione universitaria è più importante per un ragazzo che per una ragazza (17%)
- È giusto che in casa sia l’uomo a comandare (13%)
Gli stereotipi sono duri a scomparire,
soprattutto è evidente che sono patrimonio delle stesse donne che li trasmettono: il 33% di loro si dichiara d’accordo con l’affermazione che tutte le donne sognano di sposarsi, per il 12% il successo nel lavoro è più importante per gli uomini. Per una grossa percentuale di uomini e donne la maternità viene considerata l’unica esperienza che permette una piena realizzazione.
Insomma, persiste un immaginario di donna accudente, ancora fortemente legata ai ruoli di cura, domestici, familiari, di supporto e welfare gratuito e dato per scontato. Resta forte l’idea di una donna che per “natura” è più portata e idonea a svolgere questi compiti. L’uomo non è immune dal doversi occupare delle faccende domestiche certo, ma è la donna ad essere capace di sacrificarsi per la famiglia, molto più di quanto sappia fare l’uomo, soprattutto in presenza di figli e figlie.
Dall’indagine risulta che la violenza è ancora giustificata:
- Per il 16% degli intervistati se un uomo viene tradito è normale che diventi violento.
- Per il 14% le donne non dovrebbero indossare abiti provocanti.
- Per il 26% se una donna picchiata non lascia il marito, e verrà picchiata di nuovo, sarà anche per colpa sua.
- Per il 14% può capitare che gli uomini diventino violenti per il “troppo amore”.
Secondo Marco Chiesara, presidente di WeWorld Onlus, il “Paese è sostanzialmente spaccato a metà, tra coloro che si schierano in modo deciso a favore delle donne, e chi invece considera il fenomeno della violenza un fatto eminentemente privato”.
Oggi se ne parla sempre di più, questo incrementa la consapevolezza sul tema della violenza di genere, ma non è sufficiente, perché solo l’11% delle donne che hanno subito un abuso poi trova la forza di denunciare. Il sommerso è un gravissimo problema da affrontare e da analizzare a fondo, andando a lavorare sui fattori che dissuadono o rendono complicata la possibilità di intraprendere un percorso di fuoriuscita dalla violenza.
Una soluzione c’è: stare vicino alle donne e ascoltarle, nel loro quotidiano, da vicino, nei quartieri e nei luoghi in cui vivono, conoscendo le esperienze e le loro storie, comprendendo che i percorsi di ciascuna non sono assimilabili, sono differenti e che per questo occorre parlare un linguaggio e mettere in campo un’azione in grado di coinvolgere tutte davvero. Dare il tempo giusto alle donne e non considerarle una massa unica, ma multiforme e per questo occorre lavorare in modo mirato, in punta di piedi, senza voler forzare nulla e senza giudicare. L’amore richiede cultura. E la cultura richiede uno sforzo ulteriore per fermarsi all’ascolto.
Indagine realizzata da: WeWorld Onlus, www.weworld.it
Per informazioni: info@weworld.it