15.12.2017
Helianthus Val di Sole

QUANDO LA RABBIA DIVENTA UN DIRITTO

Il settimanale Time  ha designato “Persona dell’anno” le cosiddette “Silence Breakers”. Per Time Magazine sono coloro che hanno rotto il silenzio e lanciato il #metoo,  le donne che hanno rotto il muro del silenzio e denunciato le molestie sessuali che hanno subito sul lavoro, a cominciare dalle attrici.

Inoltre:

«Questo è il cambiamento sociale più rapido che abbiamo visto lungo i decenni, è iniziato con singoli atti di coraggio da parte di centinaia di donne – e anche di alcuni uomini – che si sono fatti avanti per raccontare le loro storie”

LE COSE STANNO CAMBIANDO E LE DONNE NON TACCIONO PIU’!

E, non solo le donne non tacciono più, ma…avete presente lo stereotipo della femminista “acida ed incazzata” riferito a qualunque donna che osi non fare lo zerbino ed esprimere un’opinione personale?

E poi una non si deve incazzare.

Vero è che noi donne siamo mediamente socializzate ad essere accoglienti (e gentili e carine, educate, rispettose, a cercare di non perdere la nostra dolcezza…) e a non essere aggressive, a far buon viso a cattivo gioco.

SEMPRE! 

 Come scrive Lindy West sul New York Times:

 “Non solo ci si aspetta che le donne affrontino la violenza sessuale e di genere, la discriminazione sul posto di lavoro, la subordinazione all’interno delle istituzioni, il lavoro domestico non pagato, la colpevolizzazione anche quando sono vittime, e tutte le piccole cose che ci ostacolano ogni giorno, ma non abbiamo neanche il diritto di arrabbiarci “.

Esiste invece un diritto alla rabbia,  ed e’ un diritto  delle donne. Se non siamo arrabbiate vuol dire che non abbiamo chiara la situazione di costante oppressione e discriminazione in cui moltissime donne vivono la loro vita.

Al momento ci sono 100 anni – 100! – tra noi e la parità di genere. Vale la pena arrabbiarsi. E trasformare la rabbia in attivismo. Non c’e’ da reinventare la ruota; sono decadi che il movimento femminista si spende sui temi della violenza di genere, sulla discriminazione sul posto di lavoro, ed in generale sulla disuguaglianza di genere e sulle sue conseguenze.

Le donne che hanno rotto il silenzio non lo hanno fatto all’improvviso, il #metoo e’ un movimento che rompe con decadi, o meglio secoli di sopportazione di molestie e comportamenti inappropriati sul luogo di lavoro e fuori. Se per le star di Hollywood e’ stato difficile rompere il silenzio, possiamo immaginare quanto lo sia per chi ha meno potere. A volte denunciare un sopruso vuol dire mettere a rischio uno stipendio gia’ misero e la sopravvivenza di una intera famiglia.

Peraltro, non e’ che i molestatori seriali o chi discrimina in generale non sappiano che si stanno comportando male.

E’ ora che soprattutto gli uomini si prendano le loro responsabilita’.

E’ ora che facciano sentire la loro voce come alleati, che – dalla posizione di potere che in generale occupano rispetto alle donne – si sottraggano agli stereotipi che vogliono il maschio dalle usanze “antiche”.

E’ ora che tra amici si blocchino sul nascere i commenti pesanti nei confronti delle donne.

Ci vuole un nuovo modello di mascolinita’.

E’ ora che esaminiamo le nostre dinamiche familiari, per vedere che modelli di comportamento proponiamo alle bambine e ai bambini, dato che e’ proprio nelle famiglie che si impara a non rispettare le donne ed il loro lavoro; e’ ora che esaminiamo quelle che sono le nostre complicita’ quando non parliamo, non critichiamo per non passare per dei o delle rompiballe.

E’ ora che le donne siano piu’ presenti in politica, o meglio, ovunque si prendano decisioni.
Ed è ora che donne e uomini si alleino per una società più giusta!