24.11.2022
Varie

Una storia di violenza contro le donne

Vittima della “droga dello stupro” la quattordicenne è stata ritrovata in una malga abbandonata. “Hanno versato droga nel mio drink senza che me ne accorgessi”.

Tre giovanotti perbene conosciuti per caso e un drink in un bar di Vason. E per Dora (nome di fantasia), 14 anni, giovanissima turista in vacanza a Lagolo con i suoi genitori, è stato un interminabile giorno di terrore.” Fino a qualche giorno fa era una ragazza allegra e gioviale; ora sembra un’altra persona” ha dichiarato suo padre.

È stata però proprio la giovialità di Dora, purtroppo, a farla cadere nel tranello di tre ragazzi, di ottima famiglia e senza precedenti penali. La quattordicenne passeggiava sulla strada principale dell’amena frazione di montagna con Sugar, il suo inseparabile pastore tedesco di tredici anni quasi cieco. I tre garbatamente l’hanno avvicinata conquistando presto la sua fiducia e invitandola a fare un giro in moto a Vason, località a circa tredici chilometri. Un incontro casuale tra adolescenti, come tanti.

“Un drink” le hanno proposto e “una corsa con le moto sino ad un bar nei pressi dell’orto botanico di Viotte”. Ma, quando Dora è uscita un attimo dal locale per rispondere ad una telefonata, in quel drink analcolico alla frutta, Giuseppe, Marco e Antonio hanno messo un po’ di rohypnol. La potente droga è diventata, sorso dopo sorso, padrona incontrastata della mente e del corpo di Dora come fosse una marionetta nelle mani di un invisibile e crudele burattinaio. Di nulla si sono accorti gli avventori del bar.

“Mi sembrava alticcia” ha dichiarato Domenica, la proprietaria del locale, “tanto è vero che ho invitato i ragazzi che erano con lei a riaccompagnarla a casa. Non avrei mai immaginato quello che stava succedendo. Sembravano giovanotti molto ammodo”. E così Giuseppe, Marco e Antonio, sotto le mentite spoglie di buoni samaritani, sorreggendola per le braccia l’hanno accompagnata fuori amorevolmente. Caricandola poi sulle spalle come fosse una bambola di pezza, Antonio, seguito dai due amici, l’ha portata in una malga diroccata poco distante dove i tre a turno le hanno usato violenza.

I ricordi dell’incubo vissuto, nella testa di Dora, sono oggi fotogrammi sbiaditi. “Mi ricordo bene solo del ghigno sui loro volti. Quei ragazzi così belli e gentili si erano trasformati in mostri. Avrei voluto ribellarmi, urlare, prenderli a calci, ma il corpo non rispondeva più alla mia volontà.”

I suoi persecutori però li vedeva e li sentiva bene Dora. Capiva perfettamente quello che stavano facendo. Un incubo senza fine vissuto nell’incapacità di reagire mentre le mani dei violentatori le strappavano i vestiti, la picchiavano senza un plausibile perché. Forse solo un passatempo diverso da ricordare per riderci ancora su, magari durante le noiose giornate invernali. E mentre i tre mostri “perbene” si divertivano, Dora moriva dentro, attimo dopo attimo, violenza dopo violenza, paralizzata dalla “droga dello stupro” che annienta il corpo, annebbia la mente e dà sintomi analoghi all’ubriachezza.

Dora è stata stuprata ripetutamente in quel luogo lurido e fatiscente, incapace di reagire, con la bocca impastata dalla droga e gli indumenti laceri sino a che i tre non si sono stancati e sono fuggiti. Poi si è addormentata. E’ stata ritrovata solo il giorno successivo dai Carabinieri ma, soprattutto, grazie a Sugar, vero eroe dell’impresa.

Il vecchio pastore tedesco ha infatti condotto i tutori dell’ordine sino alla malga dove la padroncina era stata abbandonata, guidato dal suo fiuto e dal suo grande amore. Dopo averla attesa invano su un pontile, ha dato l’allarme della sua scomparsa, abbaiando in modo insolito e allertando i genitori che, dopo aver cercato inutilmente la figlia, si sono rivolti ai Carabinieri. Sugar ha così guidato le ricerche sino al luogo nel quale Dora giaceva in evidente stato confusionale, con il corpo seviziato e l’anima distrutta. Le forze dell’ordine, grazie alle numerose testimonianze, hanno arrestato dopo un solo giorno i tre bruti. Uno dei tre ha dichiarato: “Adesso fa la santarellina, ma era una che ci stava! Ha accettato subito di salire con noi a Vason. Non ha fato per niente storie.” Ora si indaga sul come abbiano fatto i tre a procurarsi la droga perché il rohypnol è un farmaco difficile da reperire. Dora, affidata alle cure dei suoi genitori, di un’equipe medica e di uno psicologo, si trova adesso in un ospedale di Trento. Il suo cane Sugar l’aspetta fuori notte e giorno, piantonando il portone d’ingresso, abbaiando a tutti gli sconosciuti, probabilmente deciso a non lasciarla mai più da sola tra…le bestie.

Fonte: 23 autrici raccontano ai ragazzi e alle ragazze la violenza contro le donne
Chiamarlo amore non si può