16.11.2018
Helianthus Val di Sole

La LEGGE 194 non si tocca

Ogni anno migliaia di donne abortiscono lontano dal proprio luogo di residenza. Uno studio sui dati del ministero della Salute e sulle singole interruzioni di gravidanza mostra un collegamento con la distribuzione territoriale dei ginecologi obiettori.

Il 22 maggio 1978 la legge 194 introduceva nel sistema sanitario italiano l’interruzione volontaria di gravidanza, garantendo contestualmente al personale medico e ausiliario la possibilità di essere esonerato dal servizio invocando l’obiezione di coscienza.

Ogni anno in Italia molte donne abortiscono fuori dalla regione dove risiedono.

Nel 2015 su un totale di 614 ospedali solo 385 effettuavano l’aborto (ovvero solo il 59,4%).
Nel 2016, da 385 si è passati a 371 e da allora continuano a diminuire.
Nella realtà, quindi, poco più della metà degli ospedali garantisce il rispetto della legge.

Inoltre delle strutture che danno la possibilità di usufruire della legge 194 solo una piccolissima percentuale permette alle donne che scoprono di avere un feto gravemente malformato di sottoporsi ad aborto dopo i 90 giorni di gravidanza.
Nel 2016, in tutto il Lazio, su un totale di 41 ospedali, solo 20 garantivano la possibilità di abortire in sicurezza e di questi solo 6 praticavano l’aborto per malformazioni del feto.

Tutto questo vuol dire che, a meno che una donna non sia ricca, il diritto di abortire diviene una ricerca affannosa da provincia a provincia e talvolta da regione a regione, con il rischio di arrivare fuori tempo nei pochissimi ospedali dove vi sia un ginecologo disponibile.

In questo penoso scenario, lo Stato accetta l’obiezione anche di medici e infermieri che dovrebbero assistere le pazienti prima, durante e dopo l’intervento. 

L’obiezione di coscienza di anestesisti e personale di sala operatoria che dovrebbero garantire la sicurezza delle donne, provoca di fatto umiliazione e abbandono della paziente che richiede l’interruzione volontaria della gravidanza.

Tutto ciò disattende in maniera clamorosa l’articolo 9 della legge 194/78 che obbliga tutti gli Enti ospedalieri a garantire l’effettuazione delle interruzioni volontarie di gravidanza. Il personale ospedaliero in molte strutture sanitarie subisce pressioni e mobbing per firmare l’obiezione.

La legge 194 è una legge di civiltà, voluta da tante e tanti cittadini italiani. Non vogliamo che le ragazze e le donne ricomincino a morire di aborto clandestino.

No, non possiamo accettarlo.

Firma anche tu la petizione promossa da quattro ginecologhe: https://www.change.org/p/applicatela194-giuliagrillom5s-le-parole-non-bastano