Eccola qui! Una bellissima immagine con gli indicatori demografici dell’Istat riferiti al 2017 che riguardano la nostra bella Italia confrontati con il 2016.
Solo alcuni dati da sottolineare:
- il report dice che siamo poco più di 60 milioni di residenti (-95 mila)
- ci sono state 464 mila nascite (-2%)
- con 153 mila residenti scappati all’estero (-2,6% pochi meno del 2016)
- e i decessi sono 647 mila, 31mila in più del 2016.
A parte la precisione dei numeri, sappiamo quindi già tutto? Non esattamente. Vediamo un po’ bene cosa succede alle donne.
La cattiva notizia è che si fanno meno figli in assoluto (-2%), circa 9.000 nascite in meno. Sono nove anni consecutivi che nascono sempre meno bambini e bambine e abbiamo battuto ancora una volta il record di minori nascite dall’unità d’Italia.
Non c’è da rallegrarsene.
Novemila bambini in meno ma il numero di figli medi per donna è rimasto uguale. Come mai? Pare che ci siano molte meno donne che fanno figli, e sempre più tardi. Dice l’Istat:
“In Italia, come in altri paesi del mondo occidentale, le donne rimandano la scelta di avere figli nella seconda parte della loro potenziale vita riproduttiva. Il che, generalmente, continua a comportare un aumento dei tassi di fecondità nelle età più avanzate, ma anche una riduzione di quelli in età giovanile e, di fatto, una condizione che conduce a ridurre il tempo biologico a disposizione per procreare. L’innalzamento della fecondità alle età più anziane e l’abbassamento tra quelle giovanili modificano, peraltro, l’età media al parto, in continuo aumento in Italia sin dal 1980 (27,5 anni) e pervenuta nel 2017 a 31,8 anni. Nel frattempo, l’età media di queste donne è cresciuta da 33,8 anni nel 2008 a 35,2 anni nel 2018. Alla questione strutturale, meno madri potenziali e mediamente più anziane, si accompagna il tema del comportamento riproduttivo vero e proprio. Nonostante un livello inferiore di nascite, il numero medio di figli per donna, pari a 1,34, risulta invariato rispetto all’anno precedente. Riduzione del contingente di donne in età feconda (15-50 anni) e progressivo spostamento in avanti del calendario riproduttivo sono tra i motivi per cui la natalità su scala nazionale è precipitata ai livelli sin qui osservati.”.
Anche gli stranieri, tra l’altro, hanno cominciato a fare meno figli:
“Il 19,4% delle nascite stimate per il 2017 è da madre straniera, una quota in lieve flessione rispetto al 2016 (19,7%), mentre l’80,6% è da madre italiana. In assoluto, i nati da cittadine straniere sono stimati in 90mila, il 3,6% in meno dell’anno prima. Di questi, 66mila sono quelli avuti con partner straniero, 24mila quelli con partner italiano. I nati da cittadine italiane sono 374mila, con una riduzione dell’1,6% sul 2016”.
Che fare?
Almeno parlarne.
Prima o poi occorrerà pur ragionare collettivamente sul nostro futuro e fare delle politiche adeguate. E’ indubbio, infatti, che tendenze demografiche e, di conseguenza, sociali di lungo periodo possono essere affrontate solo con politiche altrettanto di lungo periodo, strutturali e condivise da tutte e tutti.
Centrale, in tutto questo, rimane, quindi, come sempre, la condizione femminile. Di italiane e di straniere. Tutto il futuro dell’Italia passa attraverso le donne: i figli che queste decideranno di fare, quando potranno farli, le condizioni lavorative e familiari che le porteranno a scegliere una gravidanza piuttosto che rimandarla.
E ritorniamo quindi, al vero punto debole di ogni visione politica attuale:
la situazione delle donne in Italia, il loro empowerment e la forza economica e sociale.
C’è però un dato positivo, almeno uno, nel report Istat che, si può rivelare favorevole in futuro anche per le donne, anche se a prima vista non sembrerebbe. E’ il dato sulle aspettative di vita, che riguarda l’aumento della speranza di vita degli uomini:
Positivo perché gli uomini stanno imparando a prendersi maggiore cura della propria salute e peseranno meno sul lavoro di cura delle donne, ma soprattutto perché, se aumenta la percentuale di uomini tra gli anziani, state pure tranquilli che le politiche socio-sanitarie diventeranno sempre più importanti.
Si sa, com’è.
Se un servizio pubblico è fruito soprattutto dalle donne, i soldi non ci sono mai, come arrivano gli uomini, voilà, tutto diventa più facile, nevvero?
Per saperne di più: http://www.ladynomics.it/