14.11.2017
Helianthus Val di Sole

L’ITALIA 82esima dopo il BURUNDI

La classifica del World Economic Forum fotografa l’abisso di trattamento tra uomo e donna. L’Italia 82esima, dopo il Burundi. I risultati peggiori in due campi: salute e situazione economica.

Il divario di genere, cioè la disparità di trattamento economico tra uomo e donna,  è un problema serio in gran parte del mondo e lo è anche nel nostro Paese. Lo dice il World Economic Forum nel suo ultimo rapporto sul Global Gender Gap. Ce lo dicono gli indicatori rilevati dalle Agenzie dell’Onu e dalla Commissione Europea. Secondo i dati del World Economic Forum ci vorranno 100 anni per suturare il gap di genere se si continua con questo ritmo, e addirittura 217 a livello economico.

Vi chiederete come sia possibile.

“L’Italia secondo il World Economic Forum crolla in classifica di ben 32 posizioni passando all’82mo posto su 144 Paesi. E pensate che siamo dietro a Paesi come Burundi, Bolivia, Mozambico, Kazakhstan, Mongolia, Uruguay, Uganda, Perù e potrei continuare per molto. Questo indice misura quanta differenza c’è tra uomini e donne in 4 aree fondamentali come economia, politica, salute, formazione. Ciò significa che non importa che le condizioni di salute o del lavoro siano buone o cattive, migliori o peggiori, ma solo se le differenze sono elevate tra uomini e donne e se sono migliorate o peggiorate. Per questo, Paesi come quelli che ho citato, si trovano in una posizione superiore alla nostra in graduatoria: magari presentano peggiori condizioni di salute di maschi e femmine, ma non grandi differenze tra i due sessi.

Ma in quali aree secondo il Global Gender Index l’Italia sta peggio? Nella salute e nella situazione economica. In quest’ultimo caso l’Italia è al 118° posto! Contribuiscono al dato sia la partecipazione bassa al lavoro delle donne che i livelli salariali percepiti, molto più bassi di quelli maschili. Inutile dirlo, la questione di genere deve diventare una priorità di questo Paese. Deve rientrare prepotentemente nell’agenda politica dei partiti, proprio ora che siamo vicini alle elezioni. E guardate che non serve più la politica dei piccoli passi.

Ci vuole una vera e propria SPALLATA!

Le donne non possono essere più il pilastro del nostro sistema di welfare. Non possono più farcela. Lo dicono i numeri drammaticamente. Non possono sostituirsi come prima all’attività dei servizi sociali e sanitari. Non ne hanno più il tempo. Vogliono lavorare, vogliono realizzarsi su tutti i piani. Vogliono avere i figli che oggi non riescono ad avere, ma che desiderano. Vogliono anche valorizzarsi sul lavoro. E se la politica non riuscirà a capire che questa è una priorità essenziale per il rilancio del nostro Paese, si allontanerà sempre più inesorabilmente dai bisogni delle donne e del Paese. Capisco che è difficile, ma perlomeno poniamoci il problema in termini strategici. Mettiamoci a tavolino per valutare quanto serve, in quanto tempo, per fare che e per raggiungere quali obiettivi. La catena di solidarietà femminile che ha permesso alle donne di aiutarsi a vicenda, madri e figlie, per andare avanti in assenza di politiche di conciliazione adeguate, e sociali, che in altri Paesi sono state messe in atto, si è incrinata. Sempre meno donne devono farsi carico della cura di un numero crescente di persone bisognose siano esse anziani o bambini. Mettiamoci in testa una volta per tutte che non possono farcela. Prima erano solo le mamme acrobate, ora anche le nonne, che lavorano fino ad età più avanzata, si devono fare carico dei loro nipoti e poi se non bastasse anche dei genitori e suoceri anziani non autosufficienti. E’ arrivata l’ora di affrontare alla radice il problema.”

Sintesi dell’articolo di Linda Laura Sabbadini, già dirigente di ricerca Istat, già direttora del Dipartimento statistiche sociali e ambientali dello stesso istituto. Insignita Commendatore per le innovazioni introdotte nelle statistiche ufficiali  sociali e di genere, inserita nelle 100 eccellenze italiane nel 2015.

Il Global Gender Gap Report, introdotto dal World Economic Forum nel 2006, fornisce un quadro che mostra l’ampiezza e la portata del divario di genere in tutto il mondo. Per ogni nazione l’indice fissa uno standard del divario di genere basandosi su criteri economici, politici, educazione e salute, e fornisce una classifica dei paesi, permettendo un confronto efficace sia tra regioni che gruppi di reddito nel tempo. Le classifiche sono state realizzate per creare maggiore consapevolezza a livello mondiale. La metodologia e l’analisi quantitativa sono destinate a servire come base per la progettazione di misure efficaci per la riduzione delle disparità di genere