07.02.2020
Helianthus Val di Sole

Prima DONNA manager italiana

“Ho scelto un vestito di vigogna grigia, il meno appariscente possibile, appena ravvivato dalle pieghe della gonna, ma forse è ancora troppo squillante la mattina di fine autunno 1959 in
cui entro all’Olivetti di Torino, dalle parti di piazza Solferino, per il colloquio di selezione”.

 È il debutto di Marisa Bellisario, narrato nell’autobiografia che pubblicherà oltre 25 anni più tardi, nell’ambiente severo delle aziende italiane di allora. Il colloquio ha successo; il lunedì successivo la giovane neoassunta comincia il corso di formazione a Milano, dove la Olivetti sta muovendo i suoi primi passi nell’elettronica, un settore dominato dagli ingegneri e reputato ‘da uomini’.

 Lì Marisa Bellisario inizierà la sua rapida carriera, che la porterà ad essere la prima grande donna manager italiana.

Nata a Ceva, una piccola città in provincia di Cuneo, il 9 luglio 1935, da una famiglia della media borghesia, Marisa Bellisario frequenta la facoltà di Economia e Commercio di Torino, dove si laurea nel 1959. 

In Olivetti dà prova di energia e di talento nella pianificazione dei prodotti, attirando l’attenzione dei suoi capi, fra i quali spiccano alcuni storici protagonisti dell’industria elettronica italiana, come Ottorino Beltrami ed Elserino Piol, che non esitano ad affidarle responsabilità che in genere erano riservate ai maschi.

“Un giorno – scrive Marisa Bellisario – un collega mi dice:  
Tu non hai problemi.
Perché?
Come donna non diventerai mai dirigente, quindi nessuno vede in te un concorrente.
 
Sono diventata dirigente molto prima di lui”.


Sia in America, sia in Italia, l’insolita dirigente si scontra con le avance inopportune dei colleghi e i rimproveri dei capi, turbati dalla sua disinvoltura.


“[M]i criticano perché mi trucco gli occhi, tingo i capelli biondo platino, porto la minigonna e gli hot pants, cambio pettinatura, metto i pantaloni e scelgo gioielli strani e spiritosi […]. La lista delle cose che, secondo loro, un dirigente DONNA non deve fare è infinita. Credo si riassuma nella regola che un dirigente non deve essere DONNA e se, per disgrazia, lo è deve nasconderlo il più possibile. Il mio modo di essere DONNA è, secondo loro, inadatto a un manager e potrebbe rivelarsi negativo per la mia carriera”.

Nel 1981 Marisa Bellisario diventa l’amministratore delegato di Italtel, in teoria l’azienda di punta dei sistemi di telecomunicazione italiani, in realtà un carrozzone pubblico sull’orlo del fallimento, appesantito da eccessi di personale e tecnologie obsolete. Dopo faticose trattative con i sindacati, che accettano il taglio di circa un terzo del personale, Marisa Bellisario rilancia gli investimenti nei prodotti e nella ricerca, riuscendo in un miracoloso salvataggio. Dopo soli tre anni Italtel torna in utile.

La tecnologia è il migliore alleato che la donna abbia mai avuto“, ama dichiarare. Nella sua autobiografia, uscita nel 1987, scrive:


“Trovo che sia un errore, da parte delle donne, pensare che le occasioni interessanti di lavoro siano solo nel terziario da ‘colletto rosa’, dove la creatività femminile comincia in effetti a fiorire: agenzie di pubbliche relazioni, servizi di interpretariato telefonico, consulenze su come tenere una cena o un salotto […].
Le donne possono e devono essere presenti nell’industria e nella politica con la stessa creatività”.

 Negli anni di Marisa Bellisario in Italtel, le dipendenti laureate passano dal 5 al 27% dei laureati complessivi dell’azienda.

La battaglia verso la parità di genere

Nell’84 decide di far parte della Commissione Nazionale per la parità tra uomo e donna, istituita dall’allora Presidente del Consiglio Bettino Craxi e presieduta da Elena Marinucci, scegliendo la Presidenza della sezione sulle Nuove Tecnologie. Pubblica in quegli anni un documento in cui invita a studiare, ricercare, innovare perché, afferma,

“la tecnologia è il migliore alleato che la donna abbia mai avuto”.

Ha inizio così il suo impegno, divenuto poi una vera e propria missione di vita, a favore della parità di genere, mettendo in cantiere una serie di iniziative per le donne imprenditrici e attuando politiche sul lavoro delle donne.

Muore il 4 agosto del 1988 per un tumore alle ossa, lasciando il marito Lionello Cantoni, conosciuto nei primi anni della carriera in Olivetti.

“Per una donna avere successo è più difficile ma molto più divertente“,

scrisse Marisa Bellisario.

Il pubblico degli anni Ottanta vide in lei la battistrada di una nuova generazione di donne manager, ma nei decenni che seguirono la sua morte nessuna italiana è più riuscita ad arrivare alla guida di una grande azienda nazionale con le sue forze, invece di riceverla in dono dai padri o dai nonni.

Fonte: http://www.fondazionebellisario.org/

Per approfondire:

Marisa Bellisario, Donna & top manager. La mia storia, Milano, Rizzoli 1987