L’emergenza generata
dall’epidemia di coronavirus ha accresciuto il rischio di violenza sulle donne
in tutto il mondo, poiché molto spesso la violenza avviene dentro la famiglia.
Dalla Cina alla Spagna, dal Brasile all’Italia, dalla Germania al Regno
Unito, sembrano non esserci eccezioni a questo proliferare della violenza
domestica.
Donne, bambine e bambini che convivono con la violenza domestica non possono sfuggire ai loro maltrattatori durante la quarantena e dal Brasile alla Germania, dall’Italia alla Cina, attiviste e sopravvissute affermano che stanno già assistendo a un preoccupante aumento degli abusi.
Nella provincia di Hubei, nella Cina sudorientale, il cuore
dell’epidemia iniziale di coronavirus, i casi di violenza domestica segnalati
alla polizia sono più che triplicati in una sola contea, durante il blocco di
febbraio, dai 47 casi dell’anno scorso (2019) ai 162 di quest’anno, hanno
riferito le attiviste ai media locali.
“L’epidemia ha avuto un impatto enorme sulla violenza domestica”, ha detto al sito Web di Sixth Tone Wan Fei, un ufficiale di polizia in pensione che ha fondato un’associazione di beneficenza contro gli abusi . “Secondo le nostre statistiche, il 90% delle cause della violenza [in questo periodo] è legate all’epidemia di Covid-19”.
Tuttavia, in Italia, la lotta
alla violenza non si è fermata in questo periodo, e le istituzioni hanno
rafforzato gli interventi di contrasto e di prevenzione.
Il 13 maggio scorso è stato pubblicato un mini report dell’ISTAT:
Violenza
di genere al tempo del Covid-19
Telefonate al numero verde 1522, nel periodo intercorso dal 1
marzo al 16 aprile 2020.
Dal mini report, tra gli altri dati, sappiamo
che:
Il confronto tra l’1°marzo-16 aprile 2020 e lo stesso periodo dell’anno precedente evidenzia un forte aumento delle richieste di aiuto, anche se non è possibile stabilire se ciò sia espressione di un aumento della violenza subita. Su tale incremento ha, infatti, influito anche l’intensificazione della campagna d’informazione sul tema mirata a far emergere una maggiore consapevolezza da parte delle donne nel volere uscire da una violenza pressante e cogente o una maggiore capacità a utilizzare gli strumenti utili per chiedere sostegno.
Il numero verde 1522 sembra aver rappresentato uno strumento di grande sostegno alle vittime di violenza nel periodo del lockdown. La crescita delle chiamate valide non è, infatti, paragonabile all’andamento registrato negli anni precedenti, anche per effetto dell’incremento delle campagne trasmesse in tv, lanciate sul web e rilanciate dai social, spesso con il supporto di testimonial del mondo dello spettacolo
A partire dal 22 marzo, la crescita delle chiamate al 1522 ha avuto un andamento esponenziale, fatta eccezione per la strutturale diminuzione delle telefonate nel fine settimana. Ad aumentare in misura vertiginosa sono state soprattutto le richieste di aiuto.
Al numero verde antiviolenza 1522 si rivolgono anche persone che non trovano un ascolto adeguato alle diverse richieste di sostegno. Questa tipologia di telefonate è cresciuta in proporzione di più nel periodo 1°marzo – 16 aprile 2020 rispetto agli anni precedenti (+7,8 punti percentuali), probabilmente come effetto della stessa campagna televisiva.
Rispetto allo stesso periodo del 2019, dal 1° marzo al 16 aprile 2020 hanno fatto più ricorso al 1522 anche i Centri Antiviolenza (25 casi contro i 7 del periodo precedente) e le Forze dell’Ordine (34 chiamate rispetto alle 30 del periodo precedente). Le vittime, pari al 40% di chi ha chiamato, donne nel 97% dei casi (un dato costante nel tempo), appartengono a diverse classi di età e sono in maggioranza coniugate, segno che la richiesta di aiuto proviene da un tipo di violenza di coppia.
A rafforzare la pericolosità della violenza vissuta in famiglia sono i racconti fatti dalle persone che si rivolgono al 1522, dai quali emerge che la casa è uno dei luoghi in cui più di frequente avviene la violenza: 93,4% dei casi nel 2020. Nella maggior parte dei casi la violenza non appare un episodio sporadico ma attiene a comportamenti reiterati nel tempo: il 74,6% dichiara che la violenza dura da anni (72,6% nello stesso periodo del 2019), il 18,6% afferma che dura da mesi.
Anche in Trentino Alto-Adige , seppure in valori assoluti
inferiori, si è assistito ad un raddoppio delle richieste di aiuto al numero
verde 1522: da 22 richieste a 50, di cui 19 arrivate direttamente dalle
vittime. Un dato in controtendenza rispetto a quanto era stato riscontrato nei
primi dieci giorni di quarantena.
Fonte dei dati del Trentino Alto- Adige:
Corriere del Trentino
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