12.11.2023
Varie | Violenza contro le donne

Cosa rappresenta la panchina rossa

 

Che cosa rappresenta la panchina rossa quando si parla di violenza contro le donne?

Prendo spunto da alcune definizioni del progetto #panchinarossa degli Stati Generali delle Donne che potete leggere di seguito e ricordo che anche in Val di Sole, nella bella stagione, sparse sul territorio e poste sulle principali passeggiate turistiche, vengono posizionate panchine rosse.

-Lo scopo del progetto #panchinarossa » è la volontà di ricordare tutte le donne uccise per violenza e che hanno subito o che ancora subiscono violenza.

La violenza contro le donne è una violazione dei diritti umani, che offende la libertà e l’autodeterminazione delle donne, è una discriminazione nei confronti delle donne, una disparità di trattamento tra uomini e donne. Purtroppo, ancora oggi, nonostante lo sviluppo culturale, il progresso tecnico, il riconoscimento dei diritti e dei valori, la nostra società è condizionata da una tradizione patriarcale e sessista.

La violenza contro la donne è la rappresentazione del desiderio di controllo, dominio e possesso degli uomini sulle donne, anche quando la relazione si è conclusa.

E’ questo il nodo fondamentale, ma non possiamo abituarci a questa situazione. Noi donne da tempo chiediamo che le Istituzioni mettano in atto politiche attive, coerenti e coordinate per far fronte al drammatico problema della violenza maschile sulle donne, così come richiesto dalla Convenzione di Istanbul, ratificata dal Governo italiano, richiamata nel Piano Nazionale per contrastare la violenza.

Si deve agire assieme a tutte le associazioni che hanno costruito in questi anni grande professionalità nell’affrontare il problema, con tutti gli operatori coinvolti (operatori sociali, sanitari, del mondo della giustizia, delle forze dell’ordine, della scuola, dell’università, dei media, dell’imprenditoria) per realizzare politiche ed azioni integrate.

La reazione delle Istituzioni deve essere forte a tutti i livelli, dal Governo alle amministrazioni regionali e locali e deve coinvolgere anche la pubblica opinione e il sistema delle imprese utilizzando modalità innovative che in altri contesti europei hanno ottenuto risultati soddisfacenti come a Londra e a Barcellona.

Dobbiamo sentirci tutte e tutti obbligati ad agire, gli uomini e non solo le donne.

Un Paese democratico non può tollerare che milioni di cittadine siano vittima di violenza, sia essa psicologica, economica, fisica e/o sessuale.

Un Paese democratico deve reagire subito e con grande forza, applicare le leggi che ha e dotarsi di sempre rinnovati strumenti.

Le donne sono uccise nella completa e assordante solitudine, nell’indifferenza generale perchè la violenza contro le donne è considerata ancora oggi un fatto privato.

La solidarietà umana non viene più coltivata, mentre si alimentano da parte di alcuni media morbosità e paura. Si deve creare un ambiente sociale che faciliti e promuova relazioni personali paritarie e non violente. I ragazzi e le ragazze devono diventare adulti ed adulte capaci di gestire le emozioni e le relazioni, per risolvere i conflitti e riconoscere le situazioni a rischio nella consapevolezza che se ne può uscire.

Le violenze sulle donne si eliminano solo con la prevenzione primaria, combattendo le cause: siamo per una vera rivoluzione culturale nell’ambito di una rinnovata e decisa attenzione alla cittadinanza attiva e responsabile.

I giovani come gli adulti, donne e uomini devono:

  • poter vivere nel rispetto reciproco
  • avere parità di opportunità, autodeterminazione e libertà e il dovere al rispetto della libertà altrui e delle leggi
  • conoscere cosa è la violenza in ogni sua forma e come prevenirla
  • conoscere e prevenire le discriminazioni di genere contro qualsiasi persona e a non farsi condizionare dai mass-media e dalle pubblicità sessiste e maschiliste.

Dagli ultimi dati emerge che in generale è’ aumentata la coscienza femminile: sono di più le donne che hanno subito violenza a riconoscerla come un reato; sono di più le donne che riescono a prevenirla o ad interrompere la relazione prima che la spirale si stringa troppo attorno a loro.

Le donne ne parlano di più con gli altri/le altre, si attivano, aumentano le denunce, anche se sono sempre una piccola percentuale del totale, si recano di più presso i centri antiviolenza e le associazioni che accolgono sui vari territori italiani.

Ma i dati dicono anche che aumenta la gravità della violenza subita e in particolare la quota di donne che riferiscono di aver temuto per la propria vita.

Prevenzione deve essere la parola d’ordine. Per questo è indispensabile mettere a punto un’agenda di incontri che coinvolga le Scuole, le Università e le Amministrazioni locali con il supporto di tutte quelle associazioni che da anni operano sui territori.-

Fonte: https://www.statigeneralidelledonne.com/percorso-di-educazione-nelle-scuole-con-il-linguaggio-della-gentilezza-a-cura-di-sgdd/