14.03.2021
Varie

Notizie sulla parità di genere dal mondo universitario italiano

Il Consiglio Universitario Nazionale ha realizzato un approfondito dossier relativo al tema della parità di genere nel mondo universitario. Dalla corposa serie di dati statistici relativi a un arco temporale di circa dieci anni -2008/2018- emergono le non poche difficoltà incontrate dalle donne nel mondo accademico: dal difficile raggiungimento di un pari livello di sviluppo della propria carriera, alle particolari criticità in termini di popolazione femminile nelle aree scientifiche, alla generale tendenza ad un maggiore livello di precariato rispetto ai colleghi uomini.

 

Qui per consultare i dati della ricerca.https://www.cun.it/provvedimenti/sessione/278/analisi_e_proposte/analisi-e-proposta-del-17-12-2020

  

Il dossier descrive, con grafici accurati, le differenze tra donne e uomini, nelle varie posizioni accademiche e le variazioni avvenute nell’arco temporale 2008/2018.

 

Di seguito, trascrivo soltanto le conclusioni della ricerca.

CONCLUSIONI E PROPOSTE della ricerca:

L’analisi dimostra che, nel mondo universitario italiano, il processo di miglioramento degli squilibri di genere, seppur visibile, è ancora lento e le

DONNE subiscono forti discriminazioni rispetto agli uomini.

Nei ruoli precari ci sono più donne che uomini, mentre nel ruolo di ingresso (Ricercatori a Tempo Determinatob) si evidenzia una predominanza del numero degli uomini.

In questo quadro, il sistema universitario rispecchia purtroppo le disuguaglianze della società in cui opera.

Tuttavia, riteniamo che l’Università debba:

a) adottare strategie per accelerare il processo di parità di genere al suo interno;

e b) svolgere il suo ruolo di presidio culturale, promuovendo politiche innovative per risolvere la disparità di genere nella società

Non vi è dubbio che soluzioni mirate (cambiamenti nel processo di valutazione dei Ricercatori Tempo Determinato uomini e donne, meccanismi di valutazione che tengano conto dell’impegno di cura, perseguimento della parità di genere nelle assegnazioni di fondi nazionali, quote per genere negli organi decisionali) potranno certamente giovare al sistema universitario stesso e avere ripercussioni positive sull’intero tessuto culturale, sociale ed economico nazionale.

Allo stesso modo, adeguate politiche sociali (asili nido, aiuto nei lavori di cura familiare e non familiare, incentivazione all’adozione di tempi di congedo finalizzati alla cura da parte degli uomini) costituiscono un incentivo al miglioramento della disparità uomo/donna nella società.

Alcune pratiche specifiche del sistema universitario potrebbero altresì essere introdotte, come ad esempio:

  • promuovere con mirate politiche di orientamento, anche finanziate con bandi specifici, la scelta, tra le donne, delle discipline che vedono una prevalenza maschile e parimenti promuovere, tra gli uomini, la scelta di quei percorsi universitari che oggi vedono una prevalenza femminile;

  •  promuovere politiche atte a favorire una più precoce entrata in ruolo;
  •  prevedere sistemi di valutazione delle esperienze lavorative (concorsi, passaggi di livello, scatti stipendiali) che considerino la partecipazione di uomini e donne al lavoro di cura (work life balance), incentivare congedi parentali per uomini e prevedere orari e organizzazione del lavoro che favoriscano la conciliazione dei tempi di vita con quelli del lavoro per uomini e donne;

  •  assicurare il reinserimento lavorativo delle donne dopo la maternità;

  •  incentivare, nei bandi di ricerca, la parità di genere nei gruppi partecipanti e nel ruolo di proponente;

  •  assicurare pari rappresentanza nei luoghi decisionali (ad esempio Struttura di raccordo, Giunta di Dipartimento, Senato Accademico, Consiglio di Amministrazione) anche con misure di premialità agli Atenei che la attuano;

  •  promuovere la pari partecipazione di relatori e relatrici agli eventi organizzati dall’Università (seminari, convegni, conferenze

  •  redigere il bilancio di genere che analizzi e valuti, in ottica di genere, le scelte politiche e gli impegni economico-finanziari dell’Università curandone il monitoraggio, la valutazione e la disseminazione dei risultati e, sulla base dell’esito dell’analisi, adottare un piano di equità di genere;

  •  introdurre, tra gli indicatori legati al finanziamento premiale delle università, parametri che promuovano la parità di genere, in particolare per quanto riguarda il reclutamento e le carriere del personale;

  •  utilizzare un linguaggio rispettoso del genere, da adottare in tutti mezzi di comunicazione di tutti gli organi universitari e creare, all’interno di ogni Università, un gruppo di monitoraggio e sensibilizzazione sul tema, con, ad esempio, potere di richiedere la revisione di documenti.

L’analisi evidenzia che, fino ad oggi, l’Università non ha di fatto valorizzato appieno il potenziale delle donne e il valore aggiunto della coesistenza e della piena collaborazione di donne e uomini nelle attività di ricerca e di didattica.

Pertanto, è giunto il momento di attuare, con determinazione, politiche di risoluzione della disparità di genere per giungere ad una reale uguaglianza.

Fonte: https://www.cun.it/comunicazione/informacun/